"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 18 settembre 2012

Aiutiamo un fratello... e aiutiamo noi stessi.


Premessa (fondamentale): non cliccate "mi piace" o commentate e basta... qui bisogna agire.

Qui si parrà nostra nobilitate...

Parliamo tanto di fratellanza, di diritti, di repulsione per gli abusi di potere e di solidarietà... vediamo se e quanto sono solo parole.

E vediamo di non trincerarci dietro il fatto che, in questo caso, si parla di un'unica persona (mentre i princìpi suddetti dovrebbero essere applicati a tutto il genere umano). Un fratello in difficoltà lo si aiuta quando ne ha bisogno, non si aspetta certo che siano tutti impelagati nei problemi... secondo il motto kropotkiniano per cui “fai agli altri quello che, in analoghe circostanze, vorresti fosse fatto a te”. Secondo me, ma mi pare una questione di buon senso.

E chi prende questa premessa come una critica personale sappia che dimostra soltanto una grande coda di paglia.

Non so quanti di voi siano a conoscenza o si ricordino di una brutta vicenda di corruzione avvenuta nel carcere di Velletri (Roma), che ha avuto come correi un po' tutte le autorità carcerarie e parecchi secondini: quella in cui le derrate alimentari destinate ai detenuti venivano dirottate verso altri lidi (connessi al giro dei carcerieri): Ismail, un detenuto tunisino, ebbe il coraggio che mancò a tutti – tutti infatti, nel carcere, ne erano a conoscenza – e denunciò il fatto.

Per questo pagò in modo inumano, con pestaggi ed abusi di ogni tipo, finché finalmente qualcuno gli diede retta, cominciò l'indagine (per quanti tentativi di insabbiamento sian stati compiuti) e finalmente siamo giunti al processo (veramente è iniziato l'anno scorso, ma si sa da noi quanto è lunga la giustizia). E lui è un teste chiave.

Ismail non è un angelo: è un uomo che ha fatto anche dei grossi errori (ma li ha pagati) e che poi ha deciso di non piegarsi alle logiche del potere, pagandone tutte le conseguenze.



Ora vive con un permesso di soggiorno a breve scadenza, sta cercando un lavoro onesto (anche perché un eventuale ritorno in prigione, per lui, significherebbe la morte sicura) ma non lo trova perché tutti si spaventano per il suo esser stato carcerato (certo, dicesse che ha fatto il parlamentare... tutte le porte gli si aprirebbero. Eppure noi sappiamo bene quanti delinquenti si aggirino per i palazzi del potere...).

Deve presentarsi al processo a deporre, ma per arrivarci deve prendere un treno e non ha i soldi per il biglietto, vive con una persona fantastica che lo aiuta quanto può (straniera anche lei) e... insomma, ha bisogno di noi, di tutti noi.

Non posso credere che siamo tutti disoccupati, invalidi, pensionati con la minima, lontani da Roma, mobilizzati o cassintegrati, sfrattati o senzatetto... non posso credere che non possiamo dimostrare ad Ismail che non tutti gli italiani sono uguali, che c'è anche una popolazione onesta, amante della giustizia e non razzista: vi chiedo, CI chiedo, di fare quel che possiamo.

Possiamo aiutarlo a sopravvivere, facendo un versamento sulla carta Genius Card, IBAN numero: IT67V 02008 32974 001260228172 intestata ad Ismail Ltaief,  in modo che possa prendere il treno per raggiungere Roma senza dover viaggiare da clandestino, e poi tornare...

Possiamo (potete, io purtroppo non riesco a muovermi... ma io sono invalida e non sto a Roma!) andare a sostenerlo al processo, dove probabilmente cercheranno ancora di intimidirlo e/o di farlo ritrattare o edulcorare i fatti, il 4 ottobre a Velletri (Roma), al Tribunale in piazza Giovanni Falcone, aula n. 5 – piano terra alle ore 15:00 (aggiunta del momento: la stampa non è ben accetta in aula... chissà poi perché!)

Ma possiamo anche aiutarlo a trovare un lavoro: si adatta a fare qualsiasi cosa, è massaggiatore esperto e diplomato, può dare lezioni di pianoforte, è cuoco, esperto di computer, traduttore (inglese, francese, spagnolo, swahili, arabo ed italiano), giardiniere, badante per bambini e/o anziani, nella zona di Milano preferibilmente, ma è disposto a spostarsi ovunque.

Una piccola parte della sua storia la trovate qui: 


http://www.radioradicale.it/scheda/331809?format=52

ma lo trovate anche tra i miei contatti, dunque potete chiedere, verificare e quant'altro.

Ci commuoviamo per Stafano Cucchi, scriviamo lettere per Niki Gatti, piangiamo Manuel Eliantonio, Francesco Mastrogiovanni, Federico Aldrovandi e tutte le altre vittime della violenza carceraria e non vogliamo mobilitarci per Ismail, la cui unica differenza dalle altre vittime è che è ancora vivo?
Non ci posso, non ci voglio credere. Non deludetemi e non cancellate la speranza in un mondo migliore in questo ragazzo.

Io la mia goccia nell'oceano ce la metto.

Grazie a chi coglierà e diffonderà l'appello.




 Questo è il testo integrale di una nota che ho pubblicato su facebook qualche giorno fa; la riporto qui non solo per cercare di darle il massimo risalto possibile (dunque tutti gli amici blogger che vogliono possono prenderla ed inserirla nei loro blog, grazie!), ma anche perché da quando l'ho pubblicata stanno succedendo cose strane.

Che facebook sia una comunità virtuale in cui circola impunita una massa di imbecilli è noto (ma d'altronde, ci sono ovunque), ma che costoro cerchino di ostacolare la diffusione di notizie è pernicioso ed inaccettabile - stanno cercando di bloccarmi la posta privata!

E dunque la salvo anche qui... chissà che non serva a dare un esempio di giustizia dal basso. E magari anche qualcos'altro.

domenica 2 settembre 2012

L'ultima spiaggia... è la riscoperta dei sogni nel cassetto.



Lo so: non passa giorno che non si legga notizia di giovani disoccupati, pensionati, cassintegrati, mobilizzati, over40 etc che non ce la fanno più e si suicidano per mancanza di speranza.
Non passa giorno che le cronache non riportino di lavoratori che si abbarbicano - letteralmente, spesso - ai posti di lavoro in pericolo e cerchino di escogitare qualche forma di protesta eclatante per farsi notare, assurgere alle cronache e trovare, forse, la soluzione al loro problema.

Purtroppo non mi pare che la classe politica al potere (e anche tanti che fingono di opporsi, ma che han cambiato lato della barricata... secondo me) e/o la finanza siano in grado  di dare risposte risolutive e convincenti; d'altra parte anche troppa parte del sindacato ha abdicato al suo compito e si comporta né più né meno come il partito politico di riferimento.

D'altra parte, ancora peggio, la sinistra annaspa, non trova un terreno unitario da cui costruire un'alternativa valida e convincente.

In mezzo a tutta questa confusione deprimente, c'è la mia convinzione che non verremo mai a capo di nulla se non siamo pronti a ridiscutere tutto. Non ha senso la difesa del posto di lavoro in quanto tale, ma non ha neppure senso mantenere le lotte "separate". Solo uniti si può pensare di vincere, e solo pensando ad un lavoro che rispetti gli individui e la loro dignità ma nel contempo non ne comprometta la salute e soprattutto serva (perché dai: a che erve continuare a produrre Panda se nessuno ha i soldi per comprarsele?) e tuteli l'ambiente, senza il quale siam destinati a sparire tutti, si può uscire dal tunnel, che sia una miniera, una fabbrica o un laboratorio.

Appunto: uniti. Io purtroppo ho poco da unire... sono sempre stata parecchio isolata, non per scelta ma per contingenza, e non ho mai avuto il conforto di colleghi che spartissero le mie difficoltà.
Intendiamoci: non credo nel "mal comune", anzi la trovo un'idea abbastanza stupida, però anche sentirsi soli poi, troppo spesso, porta a gesti estremi - né la solidarietà a parole di qualche compagno può fornire una via d'uscita.

E dunque... dunque io penso per me, che poi se mi va bene "m'allargo" e diffondo la mia fortuna. Se mi andrà bene, perchè ci vuole tanta fortuna anche... e sono proprio all'ultima spiaggia.

Chi mi conosce sa tutte le traversie che hanno caratterizzato la mia vita lavorativa: non sono mai stata una lavativa (ma una scomoda sì), ho fatto di tutto, eppure sono stata una delle prime vittime delle "riconversioni" multinazionali, e recidiva per di più.

E poi, tanto per non farmi mancare nulla, ci si son messi pure problemi di salute, che mi hanno portato, da ultimo, ad un "intervento risolutivo" all'anca destra... talmente risolutivo che, dopo più di tre anni, quella (che non mi faceva manco male) è ancora dolorante, la sinistra poverina, che era la parte lesa già allora, è sempre più sofferente e, ultima entrata, adesso pure la schiena ne risente.

Morale: son disoccupata da più di tre anni, ho venduto la casa e con quei proventi ci siamo mantenuti finora, ma non era un palazzo di cui qualcuno pagava l'affitto (o il mututo) a mia insaputa... e sono pure invalida. Ho persino smesso di andare a fare colloqui, perché di sentirmi dire, a turno, che son troppo esperta/vecchia/costosa/inesperta/malata mi son stufata.

Che devo fare, incatenarmi davanti al municipio e minacciare di darmi fuoco? Temo che mi porterebbero un accendino... e non ho voglia di rischiare, grazie.

Si torna dunque all'ultima spiaggia... dove si dimostra che, in fondo, non bisogna mai rinunciare ai propri sogni.

Mi è sempre piaciuto scrivere, con molti amici ci siamo scambiati pacchi di lettere (altri tempi) e poi di mail... mi dicono che scrivo anche bene... e allora, voilà: i sono messa a scrivere. Come andrà? Non ne ho idea. Io ci provo.