"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

lunedì 23 aprile 2007

Sicilia: risbarcano gli Amerricani..








Sicilia, Paradiso delle trivelle?

Chi non conosce i capolavori del Val di Noto farebbe bene a sbrigarsi ad organizzare una vacanza per visitare l’area dei gioielli dell’arte tardo-Barocca che esso raccoglie. Un’area comprendente 8 Comuni (Catania, Noto, Ragusa, Caltagirone, Militello, Modica, Scicli e Palazzolo Acreide), situata nella Sicilia sud-orientale, un territorio pari a un terzo di tutta l’isola. Parliamo di un tesoro unico al mondo, dichiarato dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Il perché di tanta fretta è presto detto: vi stanno per sbarcare i texani della “Panther Eureka”, compagnia americana specializzata nelle ricerche petrolifere, autorizzata dalla Regione, o per l’esattezza dall’ex assessore all’Industria Marina Noè.

Il pericolo incombe realmente, nonostante che successivamente la Giunta Regionale, presieduta da Totò Cuffaro (che per una volta ne avrebbe fatta una giusta), abbia deciso, il 20 maggio 2005, di sospendere il rilascio dei permessi, su proposta dell’ex assessore ai Beni Culturali Fabio Granata, esponente di Alleanza Nazionale. Delibera poi annullata (manco a dirlo!) dal Tar per un “vizio” di forma.

Nella delibera si parla di “straordinaria rilevanza del patrimonio ambientale, paesaggistico e monumentale”, nonché di “alto rischio che i progetti di prospezione, ricerca e sfruttamento degli idrocarburi possano arrecare danni irreversibili”. Vi si ricorda, inoltre, che l’Unesco, per concedere il suo riconoscimento, ha chiesto come condizione imprescindibile un piano di gestione che vincoli il territorio e il suo sviluppo a “un uso compatibile e sostenibile”.

E, infine, viene sancito esplicitamente che tutto ciò non è compatibile con lo “sfruttamento di eventuali giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi”. Eh, già, “eventuali” perché mica è sicuro che vi siano, mentre è altrettanto sicuro l’ammontare dei danni che simili prospezioni potrebbero arrecare.

Ma adesso viene il bello!

I due articoli con cui Granata tendeva in extremis a vietare le trivellazioni petrolifere vengono respinti con voto segreto da un’asse Forza Italia-DS! Non solo, durante un rimpasto della Giunta lo scomodo ex assessore ai Beni Culturali viene trasferito, promoveatur ut amoveatur, al Turismo rendendolo, così, inoffensivo. E non si sono limitati a questo: alle ultime elezioni Regionali, il Granata, benché uomo da 9.000 preferenze, viene collocato in una posizione di lista scomoda, assicurandosi in questo modo la sua non-rielezione.

Ancora. La “guerra di Noto” ha radici in un’assurda legge regionale approvata nel 2000, sotto la presidenza di Angelo Capodicasa, oggi vice-ministro delle Infrastrutture e deputato dell’Ulivo, che ha aperto la strada all’assalto del territorio in spregio alla normativa ambientale, nazionale e comunitaria. Tant’è che a luglio il Ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, ha inviato un altolà all’attuale presidente della Regione siciliana per ricordargli che, in base alla “Direttiva Habitat”, è lo Stato a rispondere di eventuali violazioni.

E il 12 marzo scorso il Wwf ha chiesto ufficialmente al Ministro la revoca delle autorizzazioni perché prive di Valutazione di impatto ambientale e Valutazione di incidenza.

Al colmo del paradosso, tra il 2001 e il 2006 l’Unione Europea ha investito 380 milioni di euro in quest’area, per promuoverne la valorizzazione turistica e culturale.

Avverte anche il presidente del circolo locale di Legambiente, Nuccio Tiberi, che si pone il problema dell’assetto idrogeologico: “Le perforazioni del terreno minacciano di inquinare le falde freatiche. E senz’acqua i contadini abbandonerebbero presto le campagne, aumenterebbero i rischi di incendio e il degrado sarebbe inevitabile”.

E’ per tutte queste ragioni che, sabato 17 marzo, duemila persone sono scese in piazza per protestare. Si è formato un comitato popolare denominato No-Triv, chiaramente assonante al No-Tav della Val di Susa, guidato dal battagliero Vincenzo Moscuzza. Comitato che sarà bene seguire e sostenere il più possibile.

Insomma, si svende l’Italia allegramente, in barba ad ogni logica che non sia quella del profitto, personale o di “parrocchia”. E’ ora che si cominci non solo a chiamare questi gaglioffi col loro vero nome, ma che si prendano presto provvedimenti per tagliare loro le “unghie”, in modo radicale e definitivo. Ne va, sempre di più, della dignità e del futuro nostro e dei nostri figli.

mauro

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Barocco o petrolio?

Il grande Totò, malgrado la celebre gag sulla “vendita” della Fontana di Trevi, se qualcuno gli avesse detto che un americano s’è comprato – stavolta davvero – mezza Sicilia per farne groviera, avrebbe risposto: “Ma mi faccia il piacere!”

Totò Cuffaro e il suo assessore all’Industria, Marina Noè, però non sono Totò e Peppino, ma due voraci politici siciliani che considerano la Sicilia cosa loro, invece l’hanno fatto. Non è che abbiano proprio venduto, no, hanno autorizzato una multinazionale statunitense del petrolio, la Panther Resources Corporation, ad effettuare trivellazioni per cercare "idrocarburi liquidi e gassosi" in una fetta di Sicilia Orientale grande circa 750 chilometri quadrati, nel territorio di 15 comuni delle province di Catania, Siracusa e Ragusa. La concessione è del 31 marzo 2004 (cliccando sul link scarichi un articolo dell’Espresso in formato .doc) e riguarda anche il comune di Noto, località inserita nella World Heritage List dell’Unesco, che la considera Patrimonio dell’umanità. Totò Vasavasa e Marina Vasimivasimi, però, se ne impippano dell’Unesco. E se ne impippano anche delle lotte dei cittadini per evitare lo scempio del territorio e ulteriori attentati alla salute.

In provincia di Siracusa, infatti, l’industria del petrolio – da Mattei in poi – ha seminato morte e disperazione e un bambino su 5 nasce con malformazioni congenite, e gli abitanti non ne vogliono proprio sentire di trivellazioni e di petrolio.

Per documentare due anni di lotte, la Malastrada.film, insieme ai comitati contro le trivellazioni in Val di Noto, ha deciso di realizzare un documentario, “affiancando agli strumenti giornalistici quelli sensoriali: 13 variazioni sul tema di un Territorio che deve rimanere Patrimonio di tutti e non bottino di alcuni”, si legge nel comunicato diffuso per promuovere l’iniziativa.

”La novità – chiariscono i promotori – consiste nel sistema di produzione che la Malastrada.film ha scelto di attuare: il progetto verrà finanziato dai singoli cittadini che vorranno preacquistare un copia DVD del film attraverso la piattaforma www.produzionidalbasso.com.
Una via nuova per la produzione indipendente – prosegue il comunicato – che attraverso questo sistema vuole bypassare la grande industria cinematografica, nonché l’apparato televisivo ufficiale permettendo la circolazioni di idee e conoscenze fuori dalle censure e dal controllo politico.
Ogni cittadino da ogni parte d’Italia avrà la possibilità di diventare produttore di un film che verrà pubblicato sotto licenza Creative Commons e che dunque potrà circolare ed essere diffuso liberamente senza alcun restrizione.”

mercoledì, 05 luglio 2006

http://etnarossa.splinder.com/archive/2006-07

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